Pulire regolarmente le arnie – senza disturbare inutilmente le colonie – è il presupposto per contenere malattie come la peste americana o la nosema, limitare la pressione della varroa e garantire che le famiglie partano in primavera su favi asciutti e sani. In Italia il momento classico per un’operazione approfondita è l’intervallo fra la smielatura di fine estate e l’invernamento, quando l’alveare è più leggero e le api sono ancora abbastanza attive da propolizzare eventuali crepe lasciate aperte dopo la manutenzione.
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Preparazione e sicurezza
Prima di smontare i corpi occorre programmare una giornata asciutta, munirsi di tuta, guanti chimico-resistenti e visiera, mettere a disposizione acqua corrente e sapone neutro per le mani. Le parti occupate da api vanno scrollate o soffiolate a distanza dall’apiario, così da non generare saccheggio. Una cassetta porta-favi ventilata permette di trasportare i telaini senza surriscaldarli; il materiale di scarto (cera, propoli, legno ammuffito) deve essere raccolto in sacchi chiusi da bruciare o portare in discarica autorizzata.
Asportazione meccanica dei residui
La prima difesa resta sempre il raschietto: si lavora sulle pareti interne, sui coprifavi e sui listelli finché propoli, muffe e incrostazioni di miele cristallizzato non lasciano il legno a vista. Sugli angoli e sulle battute è bene insistere, perché sono i punti dove larve di tarma della cera e piccoli coleotteri trovano riparo; la rimozione fisica riduce già del 70 % il carico di spore e batteri. Le stesse lame del raschietto andranno pulite in acqua calda e poi passate sulla fiamma per qualche secondo.
Disinfezione termica: la fiamma e l’acqua bollente
Per le arnie in legno, la tradizione italiana prevede una passata rapida con una torcia a gas fino a far diventare nocciola la superficie. Il calore denatura le spore senza imbibire il legno di chimici, ma bisogna evitare di carbonizzare le assi: un lieve “brunitore” superficiale è sufficiente. In alternativa, l’immersione per qualche minuto in vasche d’acqua a 80-90 °C, realizzate con fusti o vasche inox, scioglie propoli e residui cerosi senza alterare l’incastro delle tavole.
Trattamenti chimici: soda caustica, candeggina, Virkon S
Quando lo sporco è particolarmente ostinato o vi sono sospetti di patologie, si passa a soluzioni alcaline o disinfettanti:
- Soda caustica al 2–4 % disciolta in acqua calda, lasciata agire per 10 – 15 minuti e poi sciacquata a fondo; concentrazioni più elevate non aumentano l’efficacia e comportano rischi di corrosione per legno e ambiente.
- Ipoclorito di sodio (candeggina commerciale diluita 1:10) indicato per arnie in plastica o polistirene, che tollerano meno gli shock termici.
- Virkon S o analoghi: per i presidi veterinari è necessaria la diluizione prescritta in etichetta e l’asciugatura completa prima del rimontaggio, perché i residui possono alterare il microbiota intestinale delle api.
Per tutti i metodi chimici le acque di lavaggio non vanno scaricate nel suolo: si raccolgono in contenitori sigillati e si conferiscono nei centri di raccolta rifiuti speciali.
Essiccazione e ricondizionamento
Concluso il lavaggio, i corpi vanno lasciati asciugare all’aria, al riparo da sole diretto e pioggia, finché il legno non torna al suo tenore naturale di umidità. Solo a questo punto si ridipingono gli esterni con vernici all’acqua traspiranti o con olio di lino cotto. Eventuali fessure interne si colmano con listelli dello stesso spessore; le crepe non vanno sigillate con silicone perché impedirebbero alle api di propolizzare e creerebbero condensa.
Sanificazione dei telaini
I telaini da miele o da nido in buone condizioni possono essere rifilati e rimontati con cera nuova, sempre che non mostrino macchie di covata calcificata o odori acri tipici di malattie batteriche. In questi casi la normativa veterinaria impone la distruzione in fiamma libera. Il filo di acciaio si riutilizza solo se non presenta ruggine; si tende nuovamente a caldo per ripristinare la tensione.
Tempistica ottimale e frequenza
Una pulizia strutturale profonda richiede almeno mezza giornata per apiario medio e va programmata una volta l’anno, salvo emergenze sanitarie. Nei sopralluoghi di stagione si interviene in forma “leggera”: asportazione di cera in eccesso sul coprifavo, raschiatura dei telaini troppo appesantiti e sostituzione di favi neri con telaini nuovi, in modo da mantenerne il ciclo di rinnovo ogni tre anni.
Conclusioni
Pochi gesti sistematici – raschiatura accurata, calore o soda ben dosata, asciugatura lenta – bastano a trasformare la pulizia dell’arnia da incombenza faticosa a forma di assicurazione sanitaria per l’intero apiario. L’adozione di un registro dei trattamenti, imposta dalla normativa 2025, eleva questa pratica a vero e proprio presidio di biosicurezza, rendendo l’apicoltore protagonista della salute delle sue colonie e della qualità dei prodotti che ne derivano.