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Come Riciclare il Cartone

Il cartone, componente essenziale della grande famiglia dei materiali cellulosici, è diventato il simbolo tangibile della logistica globale e dell’e-commerce domestico. Ogni volta che un pacco varca il portone di casa o che finiamo una pizza da asporto, la scatola che rimane tra le mani racconta una storia di fibre, energia e acqua che non possiamo permetterci di sprecare. Secondo le stime contenute nell’ultimo dossier “Comuni Ricicloni 2024”, la sola Italia ha superato la soglia del cinquanta per cento di raccolta differenziata per carta e cartone, con ampie punte di eccellenza soprattutto nel Nord e nel Centro, mentre il Sud accelera grazie a nuovi impianti consortili. Se questa traiettoria virtuosa ci avvicina agli obiettivi fissati dall’Unione europea, resta però imprescindibile una maggiore consapevolezza del consumatore, perché il successo dell’intera filiera comincia tra le mura domestiche.

Indice

  • 1 Preparazione domestica del cartone
  • 2 Conferimento e raccolta differenziata
  • 3 Fasi industriali del riciclo del cartone
  • 4 Impatti ambientali e benefici sociali
  • 5 Buone pratiche avanzate e innovazioni di settore
  • 6 Conclusioni e prospettive future

Preparazione domestica del cartone

Il primo stadio del riciclo inizia molto prima di incontrare i bidoni condominiali: avviene in cucina, in salotto o nello sgabuzzino. Quando un imballaggio a base cellulosica esaurisce la sua funzione, dev’essere svuotato con cura da qualsiasi residuo organico. Gli avanzi di cibo, oltre a contaminare il materiale, costituiscono la principale causa di rigetti in piattaforma; pertanto, secondo le più recenti indicazioni di Comieco, vanno destinati ai rifiuti umidi, mentre la parte pulita della scatola trova posto nella raccolta carta-cartone. Conviene poi aprire l’imballaggio lungo le linee di colla o di cucitura, riducendo volumi e spazi vuoti: un gesto che facilita il lavoro degli operatori e minimizza le emissioni dei camion compattatori. Nastro adesivo, graffette e film protettivi in plastica non pregiudicano il riciclo, ma è buona abitudine rimuoverli dove possibile; la frazione estranea resta così sotto la soglia di tolleranza e non interferisce con le fasi industriali a valle. Perfino le scatole della pizza, se non intrise di unto, possono seguire il normale flusso della carta: basta separare il coperchio pulito dalla base sporca e smaltire quest’ultima nell’indifferenziato o, se certificata, nell’organico.

Conferimento e raccolta differenziata

Una volta pronto, il cartone domestico converge nei contenitori dedicati, la cui colorazione può variare da comune a comune – blu in molte città, azzurro o giallo in altre – riflettendo regolamenti locali e piani d’ambito territoriale. I calendari di esposizione, stabiliti dai gestori del servizio, prevedono passaggi quotidiani nei centri urbani a più alta densità e frequenze inferiori nelle aree rurali, dove la logistica incide maggiormente sui costi. Il materiale raccolto viene trasportato alle piattaforme di selezione, dove sistemi ottici, vagli rotanti e “ballistici” differenziano la fibra cellulosica da plastiche, metalli e frazioni estranee. In questa fase è determinante la qualità del conferimento domestico: cartone pulito equivale a maggiori ricavi per i consorzi e minori costi di smaltimento, vantaggi che ricadono indirettamente sulla tariffa rifiuti pagata dai cittadini. L’intero processo si inserisce in un quadro normativo in rapida evoluzione: il nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (PPWR), approvato tra il 2024 e il 2025 e prossimo all’entrata in vigore dopo un periodo di transizione, impone soglie minime di riciclabilità e limita lo spazio vuoto negli imballaggi multipli al cinquanta per cento. Tali requisiti spingono i produttori a progettare confezioni più compatte e più facili da avviare a riciclo, con benefici lungo l’intera catena del valore.

Fasi industriali del riciclo del cartone

Superato il vaglio delle piattaforme, il viaggio prosegue verso i cartonifici, dove il materiale pressato in balle viene spezzonato e immesso in enormi pulper colmi d’acqua tiepida. Le lame rotanti riducono gli imballaggi a una sospensione semifluida – la cosiddetta pasta – liberando le fibre di cellulosa che avevano originariamente formato il foglio. Setacci di dimensione crescente intercettano plastica, graffette e inerti, mentre la flottazione separa gli inchiostri più leggeri, che risalgono con microbolle d’aria. A questo punto la pasta viene delignificata, concentrata e disidratata sino a raggiungere la consistenza necessaria per la fabbricazione di nuovo cartoncino. Rulli calandrati essiccano il foglio, che torna ad avvolgersi in bobine pronte per la fustellatura. L’intero ciclo impiega in media il sessanta per cento dell’energia necessaria a produrre cartone da materia vergine e, laddove gli impianti prevedano sistemi di ricircolo dell’acqua, consuma quindici litri per tonnellata, contro i cinquantacinque del processo tradizionale. Le fibre possono essere riciclate fino a sette volte prima di perdere la lunghezza sufficiente a garantire la resistenza meccanica del prodotto: un limite fisiologico che rende imprescindibile un flusso di fibra “nuova” da foreste gestite in modo sostenibile, ma che comunque riduce drasticamente la domanda complessiva di legname.

Impatti ambientali e benefici sociali

Il valore ambientale del riciclo del cartone si sviluppa su tre livelli. Il primo riguarda la salvaguardia delle foreste: ogni tonnellata riciclata evita l’abbattimento di circa ventisei alberi adulti, proteggendo gli ecosistemi boreali da cui proviene gran parte del legno destinato alla cellulosa. Il secondo impatto coinvolge il clima: riducendo i cicli termomeccanici e limitando il trasporto di materia prima vergine, si risparmiano in media 1,4 tonnellate di CO₂ equivalente per tonnellata di cartone recuperato. Il terzo livello intesse una rete socio-economica che va dai raccoglitori di quartiere agli impiegati della ricerca sulle bioplastiche: il settore genera posti di lavoro stabili e specializzati, convertendo progressivamente le vecchie cartiere in “biofabbriche” capaci di produrre additivi, enzimi e materiali compositi a base cellulosica. Sullo sfondo, l’Europa si è prefissata di riciclare almeno il settanta per cento di tutti i materiali di imballaggio entro il 2030, un obiettivo che trova proprio nel cartone uno dei suoi alleati più promettenti.

Buone pratiche avanzate e innovazioni di settore

Sebbene il singolo cittadino incida limitatamente sulla progettazione dei packaging, esistono strategie emergenti che vale la pena conoscere per orientare gli acquisti. Il principio del “monomateriale”, per esempio, elimina gli strati di plastica o di alluminio che ostacolano il riciclo e semplifica il lavoro dei macchinari di selezione. Alcune aziende sperimentano inchiostri a base d’acqua che si dissolvono più rapidamente durante la flottazione, riducendo i consumi di agenti chimici. Altre puntano su adesivi termo-removibili, capaci di staccarsi a temperature inferiori, così da recuperare fibre più pulite. Al di là dell’innovazione di processo, il regolamento PPWR introduce la responsabilità estesa del produttore: i marchi saranno tenuti a dimostrare non solo la riciclabilità teorica delle loro confezioni, ma anche tassi effettivi di avvio a riciclo, penalizzando chi non raggiunge gli standard minimi. Questo cambio di paradigma favorisce sistemi di riuso, packaging a rendere e, in prospettiva, etichette digitali che comunicano al cittadino la corretta modalità di smaltimento in base al CAP di residenza.

Conclusioni e prospettive future

Riciclare il cartone non è un gesto isolato, bensì un’abitudine che si inserisce in un ecosistema normativo e industriale in continua trasformazione. Le decisioni che l’Unione europea ha adottato fra il 2024 e il 2025 renderanno più severi i requisiti di progettazione degli imballaggi, stimolando innovazioni che diventeranno presto standard di mercato. Parallelamente, la digitalizzazione della raccolta differenziata – grazie a QR code, RFID e intelligenza artificiale nei centri di selezione – aumenterà la tracciabilità del materiale e premierà il cittadino virtuoso con sistemi di tariffazione puntuale. In un contesto in cui la circolarità delle risorse non è più un’opzione, ma un imperativo climatico, ognuno di noi detiene una piccola parte della leva del cambiamento. Svuotare, piegare e conferire correttamente una semplice scatola può apparire un dettaglio insignificante; eppure, sommato a milioni di altri gesti analoghi, diventa la forza motrice che alimenta un’economia capace di rigenerarsi indefinitamente, trasformando il rifiuto di oggi nella materia prima di domani.

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About Walter Labrini

Sono Walter Labrini, appassionato di tutto ciò che riguarda la casa, i lavori domestici e il fai da te. Da sempre mi piace condividere le mie conoscenze e le mie esperienze con gli altri, motivo per cui ho deciso di creare il mio sito personale. Qui troverete guide, consigli e trucchi su svariati argomenti.

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